Ci sono molte cose da vedere e da fare, nei dintorni di Vernante e del Martinet legate alla storia e alla bellezza incontaminata delle nostre montagne.

Quì sopra una donna che batte la lama della falce ,raddrizzandola, pronta per essere molata ancora una volta ,per il giorno successivo.

partiamo con un pò di storia queste immagini ,rappresentano due uomini che intenti a tagliare l'erba nei prati di montagna con le falci ,un lavoro molto faticoso ma necessario per avere fieno per l'inverno per le mucche. Vendevano anche la loro manodopera a gente più facoltosa che aveva molti campi da falciare, e addirittura c'erano molti che nelle stagioni del fieno andavano nella vicina costa azzurra o nella pianura di cuneo a vendere la loro manodopera, per poter guadagnare qualcosa.

un bellissimo scorcio all'imbrunire di un bosco di faggi
"Le strade di caccia del Re" in Valle Gesso: partendo dalle terme di Valdieri è possibile ripercorrere "a piedi" le strade fatte dagli alpini alla fine dell'800 per Re Vittorio Emanuele ll di Savoia, appassionato di caccia e di queste montagne.
Vere opere d'arte, in alcuni tratti lastricate come pavimenti di roccia ferrosa del luogo, che ci portano a vedere valli e laghi alpini di una bellezza straordinaria con dei rifugi per la sosta lungo tutto il percorso.
A 15 minuti di macchina dal Martinet possiamo raggiungere il colle di Tenda e li troviamo i "Forti Albertini", costruiti dai Savoia per difendere il regno di Sardegna dai Francesi, in realtà mai usati veramente a parte una piccola parentesi durante la Seconda guerra mondiale.
Dal colle di Tenda partono a destra e a sinistra le strade militari che collegavano tutti i forti.
A destra si va verso la Valle delle Meraviglie e "Casterino", con la possibilità di scendere in Valle Roya.
A sinistra parte la famosa "Via del Sale", una strada ben tenuta che ci porta in paesaggi "lunari" come dietro al Marguareis, per scendere verso la Liguria.
Come ho accennato in precedenza Vernante è il paese dei "vernantin", i coltelli a serramanico.
Inizialmente con il manico rigorosamente in legno di "bosso", un legno molto resistente, poi si sono aggiunte le lavorazioni di altri legni e poi il manico d'osso, dalle corna dei buoi o delle mucche, molto apprezzato per le venature e i suoi cambiamenti di tonalità.
Si diceva che in Piemonte e oltre, non ci fosse contadino senza un "vernantin" in tasca. A Vernante fino agli anni 40 c'erano più di dieci coltellai che vivevano solo di quello.
"Vernantin" sono anche gli abitanti di Vernante in dialetto.
